Premessa L’opera d’arte, specialmente quando si tratta di arte religiosa e liturgica, se non musealizzata, perde molto del suo valore al di fuori del contesto nel quale e per il quale è stata creata e collocata e continua ad essere realtà viva e vissuta all’interno di una comunità. Da qui nasce l’invito ad incontrare le immagini di S. Vincenzo nel loro contesto per coglierne tutto il valore non solo artistico e scoprire inoltre altre ricchezze in un ideale percorso “vincenziano”. Ad una prima indagine si contano circa settanta immagini di S. Vincenzo. In città se ne possono ammirare tredici in cattedrale, nella annessa casa dei canonici, in S. Maria Maggiore e in S. Alessandro in Colonna. Sul territorio diocesano le immagini sono circa sessanta. Sedici sono le parrocchie che conservano un ricordo del santo martire diacono. Solo la chiesa parrocchiale di Cerete Basso è dedicata a S. Vincenzo. Tre chiese parrocchiali hanno S. Vincenzo come compatrono: a Gromo con S. Giacomo; a Ponteranica con S. Alessandro; a Pradalunga con S. Cristoforo. Probabilmente altre raffigurazioni del santo diacono di Saragozza si potranno individuare. Una difficoltà è data dalla non sempre facile identificazione. I tre santi diaconi Stefano, Lorenzo e Vincenzo a volte non sono ben identificabili come nella tela di Domenico Carpinoni di Spinone al lago, in quella della bottega di Gian Paolo Cavagna a S. Antonio d’Adda di Caprino Bergamasco, in quella di ambito lombardo- veneto del sec. XVI a Pedrengo, in quella di Agostino Facheris da Caversegno a Locatello e in quella di Antonio De Zamaris a Nembro. L’abbigliamento diaconale è identico. La presenza di una pietra, sul capo o sulla spalla, indica il martirio per lapidazione di Stefano; la graticola quello di Lorenzo, ma a volte anche di Vincenzo.Il libro è quasi emblema esclusivo di Vincenzo, come la presenza dei corvi che hanno difeso le sue spoglie mortali.