Gesù ha appena ricevuto il battesimo dal Battista, ha annunciato che il Regno è giunto, bisogna decidersi e cambiare vita. Passa lungo il lago di Galilea, vede prima Pietro e Andrea e li chiama con sé. Poi va più avanti e trova altri due fratelli, Giacomo e Giovanni con il loro padre. Chiama anche loro. “Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui”.
Il pittore bergamasco Giuseppe Roncelli rivede la scena. Guardo il quadro, mi godo il cielo, il villaggio sulla destra, il torrione sulla sinistra, le piante che, a destra e a sinistra, inquadrano la scena. Ma dove sono i figli di Zebedeo e dov’è Gesù? Ah, eccoli. Sono in primo piano ma spariscono come un dettaglio, apparentemente trascurabile, nel vasto scenario naturale. Abituati come siamo a vedere le scene sacre venire prepotentemente in primo piano e la natura ritirarsi, quasi dimessa, sullo sfondo a fare da commento, ci sorprende questo modo di vedere la chiamata dei figli di Zebedeo. È, infatti e precisamente, un “modo di vedere”: il gusto di vedere viene prima di ciò che si vede. E proprio per questo la bellezza del paesaggio è più importante della fedeltà a ciò che racconta il vangelo. Qui, infatti, siamo sulla riva di un fiume e non di un lago. E poi, quel torrione sulla sinistra, è più vicino a Giuseppe Roncelli, il pittore, che a Gesù, Giovanni, Giacomo e Zebedeo. Anche il villaggio sulla destra. Il pittore gli ha tolto, forse, il campanile ma, per il resto, quell’agglomerato non ha nulla di un villaggio ebreo dell’inizio del primo secolo dopo Cristo. E poi quel cavallo con il suo cavaliere e il passeggero che stanno attraversando il ponte danno all’insieme qualcosa di sonnacchiosamente normale.
Ma, allora, quale è il significato dell’evento evangelico rivisto così? Precisamente questo: la sua “normalità”. Dio che si fa uomo non stravolge la natura. Al contrario: la lascia così come è. La vera novità è la sua semplice presenza in quella natura e la sua voce che in quella normalità risuona: “Venite dietro a me…”.
Ma allora, se torno a guardare il quadro, mi sembra che tutto sia come sospeso, sorpreso, estatico, come se il mondo intero stesse trattenendo il fiato. Ma questo è nel quadro che è qui davanti o è nei miei occhi che lo guardano?