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Diocesi di Bergamo - Ufficio Beni culturali
3° domenica del Tempo Ordinario - ciclo B   versione testuale
Convertitevi e credete al Vangelo.







 
Vangelo Mc 1,14-20 
 
Dal Vangelo secondo Marco
 
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.  
 
 
Tra le opere presenti nella nostra diocesi ispirate da questo brano, è stata scelta la seguente:
 
Dipinto ad olio su tela
Episcopio, Bergamo 
 
- Commento teologico dell'opera di cui sopra:
Gesù ha appena ricevuto il battesimo dal Battista, ha annunciato che il Regno è giunto, bisogna decidersi e cambiare vita. Passa lungo il lago di Galilea, vede prima Pietro e Andrea e li chiama con sé. Poi va più avanti e trova altri due fratelli, Giacomo e Giovanni con il loro padre. Chiama anche loro. “Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui”.
Il pittore bergamasco Giuseppe Roncelli rivede la scena. Guardo il quadro, mi godo il cielo, il villaggio sulla destra, il torrione sulla sinistra, le piante che, a destra e a sinistra, inquadrano la scena. Ma dove sono i figli di Zebedeo e dov’è Gesù? Ah, eccoli. Sono in primo piano ma spariscono come un dettaglio, apparentemente trascurabile, nel vasto scenario naturale. Abituati come siamo a vedere le scene sacre venire prepotentemente in primo piano e la natura ritirarsi, quasi dimessa, sullo sfondo a fare da commento, ci sorprende questo modo di vedere la chiamata dei figli di Zebedeo. È, infatti e precisamente, un “modo di vedere”: il gusto di vedere viene prima di ciò che si vede. E proprio per questo la bellezza del paesaggio è più importante della fedeltà a ciò che racconta il vangelo. Qui, infatti, siamo sulla riva di un fiume e non di un lago. E poi, quel torrione sulla sinistra, è più vicino a Giuseppe Roncelli, il pittore, che a Gesù, Giovanni, Giacomo e Zebedeo. Anche il villaggio sulla destra. Il pittore gli ha tolto, forse, il campanile ma, per il resto, quell’agglomerato non ha nulla di un villaggio ebreo dell’inizio del primo secolo dopo Cristo. E poi quel cavallo con il suo cavaliere e il passeggero che stanno attraversando il ponte danno all’insieme qualcosa di sonnacchiosamente normale.
Ma, allora, quale è il significato dell’evento evangelico rivisto così? Precisamente questo: la sua “normalità”. Dio che si fa uomo non stravolge la natura. Al contrario: la lascia così come è. La vera novità è la sua semplice presenza in quella natura e la sua voce che in quella normalità risuona: “Venite dietro a me…”.
Ma allora, se torno a guardare il quadro, mi sembra che tutto sia come sospeso, sorpreso, estatico, come se il mondo intero stesse trattenendo il fiato. Ma questo è nel quadro che è qui davanti o è nei miei occhi che lo guardano?
 
 
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