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Diocesi di Bergamo - Ufficio Beni culturali
5° domenica di Pasqua - ciclo B   versione testuale
Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.







 
Vangelo Gv 15,1-8
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far a. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
 
 
Di seguito l'unica opera con soggetto "Albero della vita" presente nella nostra diocesi:
 
Dipinto murale, tempera su intonaco:
Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, Madone
 
- Commento teologico dell'opera di cui sopra:
L'immagine non è esattamente quella della quinta domenica di Pasqua. Oggi Gesù parla di sé come della vigna su cui sono innestati i tralci, i suoi discepoli. Il dipinto di Madone è dello stesso genere: utilizza un'immagine della natura per illustrare un mistero. La scritta si riferisce a un passaggio noto del vangelo di Marco. Il regno dei cieli, dice Gesù, è "come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra". Le interpretazioni più attendibili dicono che gli uccelli che fanno il nido sui rami sono i popoli chiamati a far parte del Regno. Ma il regno non si realizzerà mai compiutamente nella storia. È una realtà in progress. Bisogna che la storia finisca perché quella realtà si realizzi.
Il pittore di Madone ha imposto una sua ben più precisa interpretazione. Il Regno è Gesù stesso. E questo può andare d'accordo con il testo evangelico, nel senso che Gesù è l'autobasileia, come diceva Origene: il Regno stesso. Ma i popoli chiamati a far parte del Regno sono stati sostituiti dai santi della Chiesa, quelli noti e raffigurati nelle fattezze conosciute delle devozioni popolari. E le loro immagini più che rami dell'albero sono quadri appesi che fanno capolino tra il folto fogliame.
Si è così compiuto un capovolgimento dell'immagine evangelica. Il futuro del regno è diventato il presente della Chiesa. Chiesa e Regno coincidono. Questa Chiesa, evidentemente, non soffre le ansie per gli altri popoli che dovranno entrare nel Regno, in un futuro che solo Dio conosce. E non sente la necessità di adeguarsi alla sua missione con una continua riforma di se stessa. È una spiritualità che ha dominato a lungo la Chiesa e la sua azione liturgica e pastorale. Di lì a poco arriverà il concilio voluto da papa Giovanni e quella spiritualità verrà spazzata via da altre visoni più vicine ai testi del Vangelo.
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