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Diocesi di Bergamo - Ufficio Beni culturali
6° domenica di Pasqua - ciclo B   versione testuale
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.







 
Vangelo Gv 15,9-17 
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
- Commento teologico dell'opera di cui sopra:
“Cristo appare ai discepoli”, dice il titolo del catalogo. Proponiamo questa immagine per la sesta domenica dopo pasqua. Il vangelo è un passaggio del capitolo 15 di Giovanni, parte del lungo discorso di addio di Gesù ai suoi, durante l’ultima cena. Discorso di straordinaria bellezza ma, inevitabilmente, di difficile “rappresentazione”. Così riproponiamo un’altra immagine pasquale, come sfondo al “comando” di Gesù che, lasciando i suoi, ordina loro di amarsi gli uni gli altri.
Guardando da vicino l’immagine ci accorgiamo facilmente di quale apparizione di Gesù si tratta. A destra, inginocchiato, calvo, con la barba, si riconosce facilmente Pietro. Dietro di lui, in piedi, un giovane dai capelli lunghi: è sicuramente Giovanni. Siamo nel capitolo 21quarto vangelo. “Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli”. Il vangelo cita cinque apostoli e due anonimi discepoli. Qui le figure attorno a Gesù sono sei ma la figura di estrema destra è tagliata e il pittore lascia supporre che un’atra figura possa sbucare dietro. La certezza che si tratta proprio di Giovanni 21 viene dalle pecore. Nella apparizione sulle rive del lago Gesù per tre volte chiede a Pietro se lo ama e, dopo che Pietro gli ha assicurato di amarlo, Gesù ancora tre volte gli ordina: “Pasci le mie pecore”, “Pasci i miei agnelli”.
Si spiegano, così, alcune caratteristiche dell’immagine. Gesù campeggia al centro. Ha addosso un mantello, tanto ampio quanto leggero: è uscito dal sepolcro e, tornato alla pienezza della vita, passa per un po’ in mezzo agli uomini come un pellegrino, di passaggio, in attesa di tornare al Padre. La sua umanità ferita – si vedono bene le cicatrici delle mani e dei piedi - sta per entrare definitivamente in cielo.
I “personaggi” più curiosi sono le pecore. Più che brucare si inchinano e non a Gesù, ma a Pietro - è lui, infatti, che le deve pascere – con dei movimenti ritmici, rituali, quasi liturgici. Nella parte bassa, dunque, Pietro inginocchiato da una parte e le pecore dall’altra “entrano” nell’immagine per dare inizio alla Chiesa. Il Risorto lascia i suoi, ma affida a Pietro di custodire la sua Chiesa, di pascere le sue pecore e i suoi agnelli.
 
 
 
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