E' Dio che ci dà la forza. (Dt 8, 18)
La
Forza o Fortezza, è la
terza virtù cardinale ed è considerata dalla morale cristiana come un dono di grazia ma sopprattutto una virtù. La definizione della fortezza è bene espressa dal Catechismo della Chiesa cattolica:
“La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa”.
Catechismo, n. 1808.
La fortezza è la virtù che sostiene il cristiano nelle avversità e lo aiuta a intraprendere la strada verso il bene. La Fortezza agisce su due ambiti: la resistenza alle tentazioni e la capacità di superare gli ostacoli anche mettendo a rischio la propria vita grazie al sostegno della fede.
I testi biblici sono ricchi di riferimenti all’insegnamento di questa virtù. Essa viene, prima di tutto, considerata una qualità di Dio e di Cristo. Questa caratteristica sarà poi associata agli apostoli e ai martiri, impavidi difensori della parola di Cristo e strenui seguaci della religione cristiana. La Fortezza è un requisito necessario per contrastare le seduzioni del peccato e per difendere ciò in cui crediamo, anche a costo della vita.
La Fortezza non è solo un attributo di Dio ma anche una qualità morale che deve appartenere a tutti i cristiani. Essa è una virtù infusa dallo Spirito Santo; essa viene acquisita grazie al Battesimo e accentuata con la Confermazione:
“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”.
At 1, 8.
Anche Sant’Agostino reputa la fortezza come la qualità di chi è in grado di resistere alle tentazioni e di seguire Dio fino alla morte. Egli la definisce “fermezza d’animo” e la fa consistere nella capacità di sopportazione dei mali e delle avversità della vita presente in vista del godimento dei beni supremi.
Tommaso d’Aquino sviluppa in profondità una riflessione sistematica sulla virtù della fortezza. Essa domina le nostre paure e modera le nostre azioni audaci e ardite:
“La fortezza serve a comportarsi bene in tutte le avversità. Un uomo però non si denomina forte in senso assoluto perché sopporta delle avversità qualsiasi, ma solo perché sopporta i più gravi mali”.
De civitate Dei XIX, c. 4.
San Tommaso sotiene quindi che la virtù della Fortezza riguarda i pericoli più grandi, cioè quelli collegati alla morte che deve essere affrontata con coraggio, soprattutto se la si affronta per buoni motivi, come la difesa della propria patria o per la fede cristiana.
Nella dottrina cristiana il concetto di fortezza assumerà poi varie sfumature. Essa è riferita alla forza fisica, evidente nell’episodio dello scontro tra Davide e Golia; ma fortezza è anche intesa come forza morale, ovvero la capacità di resistere alle tentazioni o alle difficoltà della vita, come ci insegna l’episodio in cui Gesù viene tentato da Satana nel deserto; infine, la fortezza come sopportazione e pazienza, esemplificata nella rassegnazione alle sventure da parte di Giobbe.
Per affrontare tutto questo, l’unica soluzione è affidarci completamente a Dio, come recita il Salmo:
“Ti amo Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza”.
Salmo 17, 1-3.
Le opere della Diocesi di Bergamo che rappresentano la
Fortezza sono state raggruppate in quattro tipologie, suddivise in base agli attributi utilizzati per identificare la terza delle virtù cardinali.